Étienne Davodeau: Quelli che ti vogliono bene - Rurale! - La brutta gente - Un uomo è morto

Rurale!

Un tranquillo angolo di campagna. Una coppia ha finito di restaurare una vecchia cascina, diventata in dieci anni di lavoro una confortevole abitazione. Poco lontano, tre giovani agricoltori, convinti che un'altra agricoltura sia possibile, tentano la sfida del biologico. Tutto procede bene, sino al giorno in cui piomba una notizia inattesa: una nuova autostrada passerà proprio lì, seguendo, per non toccare certi terreni, un tracciato bizzarramente sinuoso. Per un anno intero Étienne Davodeau ha pedinato queste persone con la matita in mano, realizzando un reportage a fumetti appassionante e coinvolgente, in un bianco e nero, al tratto e acquerello, che l'edizione italiana valorizza al meglio.
Con Rurale! - Cronaca di una collisione politica, Davodeau riesce a fare di una storia vera una vera storia, accattivante come un racconto di invenzione.
Una prova che il fumetto è uno strumento formidabile per raccontare il reale, un'opera magistrale, che ha ricevuto al Festival di ANGOULEME il PREMIO per la MIGLIORE SCENEGGIATURA e il PRIX TOURNESOL.

Dopo la rassegna stampa troverete alcune tavole del volume (p. 39-40-41-86).


Étienne Davodeau (Anjou, 1965) ha pubblicato oltre quindici libri, maturando il proprio stile nell'osservazione della realtà e raccontandola sia con con la fiction e sia con il reportage. Fa parte di quegli autori che, libro dopo libro, arrivano a spingere più in là i limiti della Nona Arte, con la cura costante di restare accessibile al pubblico più ampio.
Davodeau è pubblicato in Italia esclusivamente dalle edizioni Q Press: gli altri suoi libri in catalogo sono la commedia noir Quelli che ti vogliono bene e gli altrettanto premiati reportage La brutta gente e Un uomo è morto.
Ha inoltre sceneggiato la trasposizione a fumetti dell'unico romanzo scritto da George Brassens.

Collana PAMphlet
Rurale!
di Étienne Davodeau
Prefazione di José Bové
144 pagine
17x24 cm
Brossurato, rilegato a filo refe
14,90 euro
88-901023-9-X


Rassegna stampa

NELLE CAMPAGNE DI BOVÉ CONTRO LA SUPERSTRADA
(...) Per montare le sue storie, Davodeau ricostruisce i fatti nel loro ambiente originario, documentandosi con ritagli di stampa e altri materiali autentici, per entrare pienamente nella realtà che descrive, rapportandosi fino a un coinvolgimento diretto.
È il caso di Rurale! (pubblicato in Italia da Q Press), serio reportage a strisce realizzato nel 2001, che gli è valso un premio per la migliore sceneggiatura al festival di Angoulême. Resoconto narrato graficamente di una vera esperienza vissuta in campagna, nel cuore della Francia, è testimonianza viva del conflitto di fatto e di concezioni e interessi contrapposti fra abitanti locali che vivono della terra e dirigenti nazionali pubblici e privati pronti a stravolgere i loro equilibri. E non tratta qui soltanto di una questione di delicate armonie ambientali intese come ecosistema florofaunistico, ma piuttosto di ambiente nel pieno senso della parola, con la sua valenza antropologica in primo luogo.
Per fare emergere le problematiche che sorgono quando dall'alto di decide di far attraversare un'autostrada (ma lo stesso varrebbe per una linea ferroviaria ad alta velocità) sul territorio vissuto dalla gente, Davodeau entra in situazione, frequentando per un certo periodo quel tessuto sociale, quelle fattorie, quelle case con le persone che ci vivono e ci lavorano. è uno squarcio di vita di una fattoria di oggi, del lavoro di tutti i giorni di tre agricoltori rispettosi della natura, ma non per questo a essa subalterni. Ne fa emergere anche le contraddizioni che si declinano nella quotidianità, ma soprattutto la ricca articolazione vivente con tutta la sua potenzialità positiva, senza scadere in romantiche para-ecologiste.
"Perché questi tre agricoltori non sono degli illuminati nostalgici della bella campagna di una volta" - evidenzia José Bové nella prefazione al volume - "Hanno i piedi sulla terra, cittadini della Terra, secondo il più nobile senso civico del termine... Hanno capito bene, al pari dei loro compagni della Confédération paysanne, che l'agricoltore ha tre missioni indissolubilmente legate: produrre, impiegare, preservare." I tre protagonisti principali Jean-Claude, étienne e Olivier sono infatti anche militanti del movimento di Bové che ha sostenuto attivamente la realizzazione e pubblicazione del libro. Con loro si capisce il vero rinnovamento che si sta diffondendo nelle campagne, i processi produttivi dell'allevamento bovino e dell'agricoltura biologica, la concretezza economica e materiale della riconversione dei modelli lavorativi dell'uomo sulla terra.
Sicuramente schierata, l'opera di Davodeau non è un pamphlet ideologico di propaganda (a dispetto della collana che s'intitola proprio Pamphlet) [in verità la collana si intitola PAMphlet, con il PAM che domina, esplode, e travolge anche il significato originario della parola. Nota nostra], ma piuttosto il punto di vista che ha potuto avere rapportando se stesso a quella realtà. "Quale autore - si chiede Davodeau nell'avvertenza - può affermare con certezza, terminato un racconto, che né i suoi gusti né le sue opinioni personali sono intervenuti nel suo lavoro? Non io". Al lettore incerto su come collocare queste 144 pagine - documentario? reportage? fumetto? - l'autore opta per quest'ultimo: "È il racconto di un pezzo della vecchia, cara realtà... è anche, e soprattutto, una storia vera." Come sono veri, nonostante i caldi disegni a punta fine in bianco e nero, la lotta solitaria di una giovane coppia per difendere il proprio cascinale dall'esproprio e dagli intrallazzi di certi politici e di certi grandi vignaioli a discapito dei piccoli produttori.
T. Martinelli, Alias, 31 marzo 2007

Chi se lo ricorda, Snoopy che rischia di essere buttato fuori di casa perché la sua amata cuccia si trova proprio sul tracciato di una nuova strada? Beh, pare che queste cose succedano davvero: più precisamente in Francia, nelle ridenti campagne della Loira, dove una microscopica comunità di agricoltori, allevatori e abitanti della campagna viene sconvolta dalla costruzione dell'autostrada A87. L'autore ha seguito alcuni di loro per un intero anno, blocco degli schizzi e matita in mano, accompagnandoli durante il lavoro nei campi e condividendo la lotta quotidiana a favore dell'agricoltura biologica e contro il mostro di cemento. Finale non del tutto lieto, del resto si tratta di una storia vera. Rimane la certezza che un nuovo approccio all'ambiente sia possibile: più rispettoso, leggero, sostenibile.
M. R. Serra, Linus

Ultimamente mi è capitato di leggere due storie a fumetti che, per il tema trattato (la tutela dell'ambiente e l'ecologia) presentano alcune analogie accanto a sensibili differenze. (...) Il secondo volume, Rurale di Étienne Davodeau, è un reportage o documentario di grande respiro, svolto a fumetti, su una vicenda vera accaduta in Francia negli ultimi anni del Novecento e nei primi anni del Duemila. L'autore ha ricostruito la storia mediante un'attenta, meticolosa e paziente indagine (fatta di letture di documenti e articoli, d'interviste ai reali protagonisti, di visite dei luoghi, ecc.) tradotta e narrata per immagini. In un tranquillo angolo della campagna francese tre giovani agricoltori, convinti che un altro tipo di agricoltura sia possibile, tentano la sfida del biologico impegnandovi fatica e risparmi. Tutto procede bene fino al giorno in cui una nuova autostrada , seguendo un tracciato illogicamente sinuoso, taglia in due la loro proprietà e abbatte una vecchia cascina che una giovane coppia aveva trasformato in una confortevole abitazione. Un grosso e influente viticoltore, grazie alle sue collusioni politiche, è riuscito ad allontanare l'autostrada dai suoi vigneti. I nostri tre coraggiosi agricoltori continueranno a praticare da un lato dell'autostrada un'agricoltura biologica che esprime un approccio all'ambiente rispettoso, leggero e sostenibile, mentre dall'altro lato agricoltori meno sensibili praticheranno un'agricoltura inquinante a base di diserbanti e concimi al solo scopo di produrre di più danneggiando però l'ambiente. Una vicenda originale nella quale l'autore si è autorappresentato mentre svolge l'inchiesta e la racconta al lettore con un segno rapido e a tratti schizzato, ma sempre efficace, anche per il realismo, a volte crudo (inseminazione artificiale di una mucca e parto del vitello, ecc.). La vicenda così visualizzata riesce a far sentire al lettore il profumo del fieno nei campi e il lezzo del letame nelle stalle, evidenziando le due facce dell'attività agricola, idillica e realistica, bucolica e materiale, floreale e stercoraria. Come ha scritto nella prefazione l'autore, "Il campo d'azione del fumetto è vasto. Non vedo il motivo di limitarlo alla fiction." E con questo Rurale! Davodeau ha dimostrato, se caso mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che il fumetto come linguaggio può raccontare, e bene, storie di qualsiasi natura, vere o inventate. Le due storie segnalate evidenziano la differenza che abitudinariamente intercorre tra finzione e realta. La prima , per lo più patinata e a colori, presenta una trama semplificata per facilitarne il racconto e renderlo incisivo agli occhi dei lettori. La seconda, spesso ingarbugliata e sfumata, si svolge con ritmi complessi. La prima è verosimile, la seconda è vera.
G. C. Cuccolini, Fumo di China

Tra il 1999 e il 2000 Étienne Davodeau si è aggirato, macchina fotografica e taccuino alla mano, nei dintorni di Chanzeaux nella regione della Loira. Ha concentrato le sue attenzioni sulle vicissitudini dei tre soci di una piccola azienda agricola recentemente convertitasi alla produzione biologica, sui primi passi di una nuova autostrada, che proprio in quei mesi cominciava a prendere forma nella zona, e sui tormenti di Catherine e Philippe Soresi, che avevano da poco dovuto venire a patti con il fatto che la fattoria che si erano rimessi a posto da soli in anni di lavoro sarebbe stata cancellata dall'autostrada.
Rurale!: Storie di progresso gallico
"Quando arrivi all'altezza del pozzo e dei pilastri, sappi che stai attraversando ai 130 all'ora il bagno di Catherine e Philippe."
È indubbio che gli ultimi anni abbiano portato un mutamento nella percezione che abbiamo della terra e della Terra. Non più soltanto serbatoio più o meno inesauribile di risorse da sfruttare senza limiti o remore ma sempre di più sistema il cui equilibrio precario è nelle nostre mani (dio ci aiuti). In altre parole possiamo dire che il cantiere di una nuova autostrada o le macchine agricole intente a spargere prodotti chimici sui campi non significano più semplicemente progresso e la promessa di un futuro migliore, ma generano associazioni di idee più articolate ed inquietanti. Ed è proprio questa nuova sensibilità da pochi anni divenuta patrimonio comune l'oggetto del reportage di Étienne Davodeau. Con un tono piacevolmente pacato l'autore francese esplora le motivazioni dell'agricoltura biologica dando voce a chi ha scelto di abbracciarla (memorabile il passaggio in cui uno dei protagonisti ammette candidamente che la qualità del prodotto biologico non è necessariamente superiore a quella del suo equivalente industriale, ricordando subito dopo che è l'impatto che la produzione ha sull'ambiente a fare la vera differenza). Con lo stesso tono Davodeau racconta la lotta (persa) degli abitanti del comune di Chanzeaux, o di una parte consistente di loro, contro la costruzione di un tratto di autostrada apparentemente del tutto delirante e che riecheggia le molte lotte simili in atto oggi nel nostro paese. Dal punto di vista grafico Davodeau dà il suo meglio quando disegna la campagna sotto il sole potente dell'estate. Le scene di vacche al pascolo nella canicola estiva sono bellissime e persino i cantieri dell'autostrada risultano sopportabili nella luce accecante. Un lavoro decisamente riuscito, quindi, sia nella scelta delle tematiche, che nel tono utilizzato per affrontarle, che nella costruzione della storia che negli aspetti grafici. Non sorprende affatto la quantità di premi che questo lavoro si è aggiudicato (Migliore Sceneggiatura e Prix Tournesol al Festival di Angoulême).
M. Dellantonio, Lettera
www.lettera.com/libro.do?id=6326

È il 1999 e nella regione dell'Anjou, nel centro-ovest della Francia, stanno per cominciare i lavori per la realizzazione della A87. Una lunga striscia di asfalto che, seguendo un percorso tortuoso e illogico, passerà sui terreni del Kozon, una cooperativa agricola a produzione biologica, e sulla cascina di Catherine e Philippe.
Nessuno però è disposto a perdere ciò che ha realizzato in anni di duro lavoro, ed ecco allora nascere l'appassionato reportage di questa "collisione" e delle sue conseguenze: per un anno intero il fumettista Étienne Davodeau ha seguito l'evolversi della situazione, documentando con matita e pennello i segni lasciati sulla terra dall'attività dell'uomo. Le difficoltà e i successi dell'agricoltura biologica, la fatica quotidiana della vita in campagna e le battaglie per tutela dell'ambiente. Ma anche i cantieri, gli alberi tagliati per far posto a piloni di cemento, il filo spinato che da un giorno all'altro circonda le abitazioni.
L'editore torinese Q Press propone ancora una volta una storia semplice e al tempo stesso rigorosa, premio per la migliore sceneggiatura al festival di Angoulême. Un brillante reportage a fumetti, certamente "schierato" e tuttavia lontano da facili semplificazioni. Come testimonia il finale amaro ed estremamente attuale: "Da una parte si sta inventando un nuovo approccio all'ambiente, rispettoso, leggero e sostenibile. Dall'altra c'è un'infrastruttura pesante e inquinante che si impone con la forza del nome della redditività a breve termine.
L'inconveniente con questo tipo di barriera è che bisogna per forza mettersi da una parte o dall'altra". Come l'edizione francese, anche quella italiana è accompagnata da una interessante prefazione di José Bové, agricoltore, attivista e fondatore della Confédération Paysanne.
F. Balducci, StradaNove
www.stradanove.net/news/testi/fumetti-06b/fabal2012060.html

Ogni tanto leggo un fumetto di cui val la pena dire.
(...) Lo eleggo mio libro dell'anno, e gli attribuisco il mio premio personale: l'Ippoghigno di bruma. Volatile, e perciò preziosissimo, come la nebbia.
Ora vi dico le motivazioni.
Voi vi ricordate il terzo libro delle Georgiche? Quelle in cui Virgilio fa di un manuale sull'allevamento delle vacche uno dei più alti momenti di poesia che mai mi siano risuonati nelle orecchie. Vi ricordate con quale dolcezza il poeta canta e descrive gli armenti? Ho qui, non nella memoria, ma proprio nelle orecchie i versi con cui Virgilio raccomanda come vadano trattate le mucche prima della monta, la cura che si deve avere per le femmine pregne e per i vitelli, l'alimentazione e i brevi precetti sul latte e sulla mungitura, sulla cura dei cani pastori e sul loro addestramento. Poi a un certo punto, anche se solo evocato come antico ricordo, accade: la tragedia spezza la quotidianità. Lo presentivamo, la cosa assillava tutta la squisita poesia del libro: un'orribile pestilenza colpisce e decima gli animali.
Ma cosa vorresti dire, Boris? Ho capito dove vuoi parare, sai... Stai cercando di fare un parallelo. Di qui Virgilio con le sue vacche e la quiete della campagna spezzata dalla pestilenza, di là l'allegra combriccola di allevatori biologici che vedono messo a repentaglio il loro lavoro dall'arrivo di una mostruosa autostrada che spezza campi e spazza case. Ma non ti sembra di esagerare un po'? In fondo Virgilio è un sommo poeta, Davodeau solo un fumettaro.
No. Non hai capito niente. Non è mia intenzione fare paragoni fra gli esametri virgiliani e le tavole di Davodeau. Che vuoi che me ne freghi. Ben altrove volevo andare a parare. Adesso taci e ascolta. Hai mai creduto possibile che un trattato di agronomia e di zootecnia potesse divenire opera di valore universale (oltre il tempo e lo spazio) grazie agli esametri di Virgilio e, conseguentemente, della semplice precettistica rurale assumere valenza di continua visione? Ne avevano di forza un tempo la poesia e l'epica (leggila narrativa se ti va). Di questi tempi (sia detto senza giudizio di valore) che ci hanno fatto assistere, per ovvi motivi, al crollo strutturale della poesia (mai stata così inutile e arrogante e salottiera come oggi) e all'inutilità formale e sociale (non centrano una sega le classifiche di vendita, anzi ne sono forse una delle cause) delle saghe letterarie, quella forza che avevano un tempo narrativa e poesia oggi ce l'ha solo il fumetto. È per questo che Davodeau riesce, con la perfetta dosatura del sentimento, ad appassionarci a una questione apparentemente marginale come le vicende di alcuni allevatori. Apparentemente marginale. Sottolineiamolo.
Perché il cammino per la libertà, la liberazione dall'economia monetaria e dai suoi occhiuti custodi: liberismo radicale e socialismo riformatore, passano dallo svincolamento dell'agricoltura dal modello dominante. Non lo penso perché sono un anarchico dottrinario che ha studiato sui testi di Kropotkin e di Elisèe Reclus. Lo dico perché mangiare è la nostra prima necessità, eppoi io non ho studiato alla scuola dei panglossi mediaticoliberali, e so quindi che produzione e assegnazione delle risorse alimentari sono i due punti fondamentali che bisogna cambiare se vogliamo, come dobbiamo volere, cambiare il sistema economico monetario che ci sta portando alla rovina con un sistema migliore. Quella che José Bové chiama la "sovversione naturale".
Quella merdosa autostrada che, come ci racconta Davodeau nel suo reportage, taglia a metà i campi di Etienne, Jean-Claude e Olivier è un po' come una frontiera. Da una parte il mondo com'è: sbagliato; dall'altra un'idea, per quanto pallida, di come potrebbe essere: migliore. Non si può stare fermi in mezzo all'autostrada, si deve decidere da che parte andare. E c'è da convincere la maggior parte delle persone di qual è la parte dove andare. Con ogni mezzo necessario, l'ho già detto, anche un fumetto. Come questo.
B. Battaglia, L'ippoghigno nella bruma
http://ippoghigno-nella-bruma.splinder.com/archive/2007-01







P. Gerbaldo, L'agricoltore cuneese

(Per motivi di spazio la rassegna stampa prosegue qui)